A proposito di "vipere"

07.07.2021 09:02

Ogni anno, complice il bel tempo che dalla primavera favorisce le passeggiate in natura, tornano "fatti e misfatti" sui serpenti. Vipere in primis! Se ne sentono veramente di tutti i colori.

In questa sede proviamo a rispondere ad alcune delle domande sulla pericolosità delle vipere italiane, domande che solitamente circolano nei social network e che generano una moltitudine di risposte più o meno verosimili. Insomma, cerchiamo di fare un poco di chiarezza e di promuovere la cultura naturalistica. 

Buona lettura!

 

Quante “vipere” ci sono in Italia e dove vivono?

Vivono nel nostro Paese cinque specie di viperidi:

  • Marasso (Vipera berus)
  • Vipera dei Walser (Vipera walser) [*]
  • Vipera dal corno (Vipera ammodytes)
  • Vipera comune (Vipera aspis)
  • Vipera dell’Orsini (Vipera ursinii)

[*] dal 2016 è stata considerata da alcuni autori “buona specie”, distinguendola la congenere V. berus

 

Per un quadro aggiornato della distribuzione delle singole specie vi rimando a questa immagine/collage realizzata dal collega erpetologo e fotografo naturalista dr. Matteo Di Nicola: https://i2.wp.com/www.ilterzonews.it/wp-content/uploads/2019/09/Vipere-dItalia.jpg?resize=345%2C500

C’è da aggiungere che, a seconda della specie e della zona geografica, le vipere frequentano diverse tipologie di habitat: da quelli di fondovalle e planiziali a quelli montani, tutti accomunati da un sufficiente livello di “integrità” degli ambienti. Può capitare di trovare singoli individui anche nei pressi di abitazioni e manufatti antropici, ma occorre ricordare che le nostre vipere - in genere - non prediligono aree fortemente antropizzate o alterate: la modificazione dell’ambiente naturale è infatti tra le principali cause di rarefazione di questi animali, di fatto non così comuni da osservare.

 

Quante “vipere” abbiamo nelle Marche?

Nelle Marche, e in Italia centrale, sono presenti due specie di viperidi:

  • La vipera comune (Vipera aspis), che possiamo trovare nella fascia alto-collinare e montana nelle Marche.

Per saperne di più su questa specie: https://davidfiacchini.webnode.it/news/vipera-comune-o-aspide-vipera-aspis/

 

  • La vipera dell’Orsini (Vipera ursinii), distribuita solo in una ristretta area appenninica sopra i 1350 metri di quota (nelle Marche e Umbria è presente solo nei Monti Sibillini).

Per saperne di più su questa specie: 

https://davidfiacchini.webnode.it/news/vipera-dellorsini-vipera-ursinii/

https://www.regione.marche.it/natura2000/pagina_base668d.html?id=1754&fbclid=IwAR1XB_hhg5XqmoZthUk1p6GurHCPVGEZzaKJjZBn3hW0G5ENd_53yQIy70s

 

Come si riconoscono le “vipere”?

Sono serpenti di piccole dimensioni (gli adulti della vipera comune, ad esempio, difficilmente superano i 60-70 cm di lunghezza), hanno un corpo proporzionalmente più corto e più tozzo, presentano la pupilla ellittica verticale e, sul capo, una serie di piccole squame disposte in modo disordinato.

Vi segnalo, in proposito, questa tavola grafica del dr. Matteo Di Nicola che riepiloga quanto scritto: https://i1.wp.com/oggiscienza.it/wp-content/uploads/2018/08/11201623_1013286878683366_3380775890361240529_n.jpg?ssl=1

E’ sempre bene NON basarsi:

- solo sulla forma tendenzialmente triangolare della testa per distinguere le vipere: si tratta di una caratteristica non così marcata in tutti gli esemplari; inoltre, molte specie di colubridi come strategia difensiva, di fronte ad una minaccia, appiattiscono il capo facendogli assumere una forma triangolare;

- su osservazione e stima, a vista, di una “coda corta”. Nelle vipere generalmente è così, ma bisogna essere in grado di capire da dove ha inizio la coda per utilizzare correttamente questo carattere distintivo.

 

Come ci si deve comportare quando si incontra una (presunta) vipera?

Dopo la reciproca “sorpresa” è sufficiente lasciare al serpente il tempo necessario per individuare una via di “fuga” con la possibilità di rintanarsi in qualche rifugio naturale (un cespuglio frondoso, una fessura tra le rocce, un vecchio tronco…). Se non ci sentiamo ancora “sicuri”, è sufficiente aggirare l’animale passando a qualche metro di distanza.

Per altri consigli: 

https://davidfiacchini.webnode.it/news/serpenti-in-casa-in-auto-sul-sentiero-/

 

Ci sono “misure preventive” da adottare durante le escursioni in montagna?

I principali “consigli” sono questi:

  • indossare sempre calzature idonee e pantaloni lunghi (anche i bambini);
  • evitare di camminare scalzi nell’erba alta;
  • prestare attenzione a dove si cammina (in particolare su pietraie e sentieri vicino a fonti/sorgenti);
  • non mettere le mani tra rocce, sassi, fessure del terreno, ramaglie e altri potenziali rifugi esposti al Sole;
  • ispezionare con attenzione il luogo in cui ci si desidera sostare/sedere;
  • evitare di lasciare i bambini piccoli a giocare da soli nell'erba alta o nella sterpaglia; è bene spiegare loro che un serpente rappresenta un “pericolo” solo se si ha nei suoi confronti un comportamento sbagliato (come, ad esempio, se lo si provoca volontariamente).

Per altri consigli: https://www.unine.ch/files/live/sites/karch/files/Doc_a_telecharger/Reptiles%20div./Serpenti_come%20comportarsi.pdf

 

I denti del veleno

canalicolati”, di lunghezza variabile a seconda della specie (si tratta comune di pochi millimetri), sono paragonabili all’ago di una siringa e, quando vengono conficcati nella preda, permettono l’iniezione del veleno.

 

I viperidi usano i denti del veleno per mordere le prede (essenzialmente roditori, uccelli, lucertole, insetti) e, solo se in pericolo e senza via di fuga, per difendersi dagli attacchi dei predatori (come rapaci diurni e mustelidi). Alcune volte – per motivi diversi – possono essere inferti i cosiddetti “dry bites”, o morsi secchi (senza inoculazione di veleno), che rappresentano circa un quarto dei morsi di vipera (Boels et al., 2012).

 

Quanto è “pericoloso” il morso di una vipera?

Cominciamo col precisare che è molto raro subire un morso di serpente (è molto più facile essere punti da un imenottero – api, vespe, calabroni – e finire in ospedale), ed è ancora più difficile che quel morso sia stato inferto da un viperide: per quanto le statistiche a disposizione possano sottostimare i casi, dalle ricerche svolte su questo tema sappiamo che ogni anno, in Europa si registrano in media circa 7-8.000 casi di morsi da parte di serpenti velenosi (1 persona colpita ogni 100.000). Di questi, un 55% circa è stato classificato dal punto di vista della rilevanza sanitaria come “severo” (medio e massimo livello di attenzione, ovvero “G2 – Moderate envenoming”, e “G3 - Severe envenoming”), con 4 - 5 casi mortali all’anno derivanti dall’insorgenza di una serie di complicanze e da co-morbilità (Pucca et al., 2020; Di Nicola et al., 2021). In confronto, per le punture di imenotteri in Europa perdono la vita circa 25-30 persone all’anno.

In Italia i casi più severi, in termini di cure mediche, riguardano i morsi inflitti dal Marasso (Vipera berus) e dalla Vipera dal Corno (Vipera ammodytes), serpenti distribuiti in alcune aree della catena Alpina.

 

Cosa fare in caso di morso di una (presunta) vipera? [*]

Le procedure da adottare in caso di morso di un serpente (presumendo sia un viperide) sono:

  • allertare direttamente (o far chiamare, se impossibilitati) i soccorsi;
  • mantenere la calma (l’agitazione accelera il battito cardiaco, amplificando gli effetti del veleno) e, se possibile, rimanere fermi e immobili nel punto concordato per ricevere soccorso (è controproducente mettersi a correre a perdifiato…);
  • non succhiare il veleno né fare compressioni o fasciature strette (è sufficiente tenere ferma la parte interessata);
  • non incidere né fare tagli nella zona del morso (per evitare di arrecare danni ben maggiori);
  • nell’attesa non utilizzare medicinali, ghiaccio, disinfettanti a base alcolica o altro; al limite si può versare acqua nel punto del morso;
  • se del caso togliere, in prossimità dell’area colpita, oggetti (quali braccialetti e anelli), vestiti, scarpe.

Bisogna ricordare che, salvo i casi di ipersensibilità e di co-morbidità che possono peggiorare il quadro clinico, si riceve assistenza sanitaria in tempi abbastanza rapidi: l’insorgenza degli effetti più severi si registra a distanza di diverse ore dal morso, mentre - in media, in Europa - si raggiungono i presidi ospedalieri in 3 – 4 ore dall’evento (Paolino et al., 2020).

[*] le indicazioni qui sommariamente riportate non sostituiscono (e non potrebbero farlo) la figura dei sanitari, cui ci si deve rivolgere per qualsiasi informazione o richiesta di natura medica

 

Quali sono i principali effetti del veleno dei viperidi sull’uomo? [*]

Anche se non esiste una risposta unica, date le numerose varianti da considerare, il veleno delle vipere italiane non è considerato “mortale” in un soggetto sano adulto, ma può causare problemi che richiedono l’ospedalizzazione della persona per il monitoraggio generale e per l’eventuale terapia. Quando ad essere colpiti sono anziani, bambini o persone cardiopatiche le complicazioni, con il passare del tempo, possono diventare anche severe e il quadro clinico può peggiorare. Segnaliamo, in proposito, uno studio retrospettivo condotto in Italia su 24 casi di morsi di vipera occorsi a soggetti in età pediatrica (tra 1,5 e 16 anni) tra il 2000 e il 2020: la maggior parte degli eventi è avvenuta tra luglio e settembre, e nel 55% dei casi si sono avuti sintomi classificati tra “moderati” e “severi”, senza registrare alcun decesso (Marano et al., 2021).

Gli effetti principali post-morso sono, in generale, forte dolore locale con gonfiore (edema) che può estendersi all’intero arto coinvolto, stato di ansia, ipotensione; con il passare del tempo possono insorgere effetti sistemici più marcati come febbre, alterazione della frequenza cardiaca e della coagulazione del sangue, e, nei casi peggiori, disfunzioni a livello epatico o renale.

In generale l’ospedalizzazione si limita a un periodo di osservazione con immobilizzazione dell’arto colpito dal morso, disinfezione della ferita e monitoraggio generale delle funzioni vitali.

Il “siero antiofidico” viene utilizzato, sempre e solo in ospedale (sotto stretta osservazione da parte del personale sanitario), nel raro e malaugurato caso in cui gli effetti sistemici e il quadro clinico ne richiedano l’utilizzo (alterazione dei parametri emo-coagulativi, ipotensione grave o shock, dispnea, aritmie cardiache, edema imponente dell’arto coinvolto).

[*] le indicazioni qui sommariamente riportate non sostituiscono (e non potrebbero farlo) la figura dei sanitari, cui ci si deve rivolgere per qualsiasi informazione o richiesta di natura medica

 

 

Quanto è “pericoloso” il morso della Vipera comune (Vipera aspis)?

Pur essendo – come abbiamo già descritto – un’evenienza decisamente rara, il morso della vipera comune può avere rilevanza medica: la dose di veleno eventualmente iniettata non è letale per l’uomo ma può avere, in soggetti particolarmente sensibili, effetti locali e sistemici anche gravi.

Per questi motivi è sempre necessario allertare tempestivamente i soccorsi e seguire le terapie del caso.

 

Quanto è “pericoloso” il morso della Vipera dell’Orsini (Vipera ursinii)?

Questa vipera preda soprattutto insetti ortotteri: la ristretta distribuzione (solo in aree circoscritte dell’Appennino e, nelle Marche e in Umbria, solo nei Monti Sibillini), le dimensioni ridotte e la piccola quantità di veleno iniettato nel raro caso di morso “classificano” la Vipera dell’Orsini tra quelle in assoluto meno pericolose per l’uomo. Anche in questo caso vi possono essere soggetti particolarmente sensibili al veleno e alle eventuali complicanze: dunque è sempre necessario allertare i soccorsi per accedere alle cure che si renderanno necessarie.

 

Perché le vipere sono protette?

In primis per motivi strettamente legati alle dinamiche bio-ecologiche (ogni animale/pianta svolge un “ruolo” in natura). Si tratta di specie molto importanti, infatti, per il mantenimento degli equilibri degli ecosistemi: agiscono da predatori e regolano le popolazioni di alcuni animali (come roditori e insetti, ad esempio), ma fungono anche da prede per alcuni super-predatori (come nel caso del Biancone, anche detto “Aquila dei serpenti”).

Ci sono poi gli aspetti prettamente "giuridici", contenuti in alcune norme internazionali, nazionali e regionali, che tutelano anche i viperidi. In particolare in questa sede segnaliamo:

  • la Convenzione di Berna, recepita in Italia con Legge n. 503 del 1981, che ha come scopo la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa;
  • la Legge n. 394 del 1991 (anche detta legge quadro sulle aree protette) che, all’interno di parchi e riserve nazionali/regionali tutela espressamente tutte le specie animali e vegetali autoctone, vipere comprese.

Per la Vipera dell’Orsini, inoltre:

  • la Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, recepita in Italia con il DPR n. 357 del 1997, che annovera Vipera ursinii tra le specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa;
  • la Convenzione di Washington sul commercio di fauna e flora (CITES – Appendice I).

 

Nel caso dovessi osservare un serpente, è importante segnalarne la presenza?

Sì, come si dovrebbe fare per ogni avvistamento che si effettua in natura. Perché?  

Anche se può sembrare una cosa “banale”, ogni rilevamento è prezioso: possono essere in corso ricerche proprio su quella specie o su quel gruppo animale, ad esempio, o altri progetti di aggiornamento delle conoscenze su presenza e distribuzione a livello locale, regionale o nazionale, per meglio conoscerne le dinamiche e lo status conservazionistico.

Così facendo si aiuta la ricerca attraverso la cosiddetta “Citizen Scienze”: il modo più semplice è quello di inviare una (o più) foto a chi, in quella zona, si occupa di studiare rettili e anfibi (enti gestori di parchi e riserve, museo scientifici, università, singoli erpetologi), oppure di caricare l’immagine in una piattaforma di raccolta dati aperta al pubblico generico, come nel caso di “iNaturalist” (www.inaturalist.org ).

Grazie!

 

 

Letture e approfondimenti consigliati

 

  • Libro: “Anfibi e Rettili d’Italia”

A cura di: Di Nicola, Calvigioli, Luiselli, Andreone – Edizioni Belvedere

https://www.edizionibelvedere.it/anfibi---rettili-d-italia.html

 

  • Libro: “Vipere italiane. Gli ultimi studi sulla sistematica, l'ecologia e la storia naturale”

A cura di: Grano, Meier, Cattaneo – Edizioni Castel Negrino

https://www.castelnegrino.com/animali-veterinaria/111-vipere-italiane-9788899341435.html

 

  • Articolo scientifico: Boels et al., 2012. European viper envenomings: assesment of ViperflavTM and other symptomatic treatments. Clinical Toxicology, 2012, 50, 189-196

https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.3109/15563650.2012.660695?journalCode=ictx20

 

  • Articolo scientifico: Di Nicola et al., 2021. Vipers of major clinical relevance in Europe: taxonomy, venom composition, toxicology and clinical management of human bites. Toxicology, (2021), 453

https://www.researchgate.net/publication/349430144_Vipers_of_Major_Clinical_Relevance_in_Europe_Taxonomy_Venom_Composition_Toxicology_and_Clinical_Management_of_Human_Bites

 

  • Articolo scientifico: Marano et al., 2021. Acute exposure to european viper bite in children: advocating for a pediatric approach. Toxins, (2021), 13, 330

https://www.researchgate.net/publication/351475041_Acute_Exposure_to_European_Viper_Bite_in_Children_Advocating_for_a_Pediatric_Approach

 

  • Articolo scientifico: Paolino et al., 2020. Vipera snakebite in Europe: a systematic review of a neglected disease. Journal of Europaen Academy of Dermatology and Venereology, 34, 10 (2020): 2247-2260

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jdv.16722

 

  • Articolo scientifico: Pucca et al., 2020. Current knowledge on snake dry bites. Toxins, 2020, 12(11), 668

https://www.mdpi.com/2072-6651/12/11/668/htm