Stragi silenziose...

01.05.2015 18:27

Primavera: per molti è un vero e proprio “risveglio dei sensi”, per altri è tempo di cercare una nuova “casa”, per tutti è una vera e propria ripresa graduale dal torpore invernale. Di certo c’è che ci si inizia a muovere di più e ad allungare gli spostamenti quotidiani: è proprio questo, infatti, il periodo per certi versi più critico per gran parte del mondo animale e, in particolare, per quelle specie che – per forza o per amore – sono “costrette” ad operare vere e proprie migrazioni.

 

Questi spostamenti presentano, per le specie terragnole in primis, percorsi con ostacoli e barriere naturali e artificiali, spesso insormontabili, per muoversi da un habitat all’altro. E queste rotte migratorie, se si escludono poche aree montane, incrociano quasi sempre la nostra fitta rete di strade (comunali, provinciali e statali) e linee ferrate.

Inutile ricordare che per molti animali una strada trafficata rappresenta un impedimento fisico pressoché insuperabile (per il disturbo e lo stress arrecato dal continuo passaggio dei veicoli o per la conformazione dell’infrastruttura, impossibile da raggiungere e/o aggirare) o un ambiente artificiale che, se raggiunto, diventa a tutti gli effetti mortale. Immagine tratta dal web

Mettetevi negli aculei di un Riccio o nella pelliccia di un Tasso: è il crepuscolo e state scendendo dalla campagna attorno la collina di Montecosaro. Sentite l’esigenza di raggiungere il fiume Chienti, ma di fronte a voi c’è l’ostacolo della superstrada. Il piccolo riccio riesce a passare tra la rete di protezione e il terreno, mentre il tasso ci riesce scavando una piccola buca; avete raggiunto la carreggiata e, approfittando di un momento di “quiete apparente”, iniziate ad attraversare la sede stradale per poi bloccarvi o in prossimità di una barriera (tipo jersey) in cemento, o perché spaventati e - letteralmente - sollevati dal passaggio di un veicolo. Che fare?

Avrete sicuramente capito che per un animale di piccole o medie dimensioni riuscire ad attraversare indenne una strada trafficata è come, per noi, vincere un terno al lotto: possibile, ma altamente improbabile. Se a questo problema aggiungete le difficoltà quotidiane di trovare risorse alimentari, rifugi sicuri e siti riproduttivi idonei, scampando a trappole, veleni e zone urbanizzate, avete un quadro ancor più chiaro della situazione attuale della nostra fauna.

Foto tratta da: https://www.riservagenzana.it/csre/centro_raccolta_dati_fauna_inv.html

 

Percorrendo da alcuni anni per lavoro la strada statale n. 77 “Val di Chienti” nel tratto compreso tra Pontelatrave (Camerino/Pievebovigliana) e Civitanova Marche, ho osservato – dapprima solo in modo occasionale – che il numero di animali investiti sembrava aumentare nel periodo primaverile.  Così quest’anno, tra fine marzo e fine aprile, approfittando dei quattro giorni alla settimana di utilizzo della SS77 ho preso nota del numero di animali investiti e, quando possibile, ho cercato di determinare la specie coinvolta.

Occorre precisare che per molti esemplari investiti, soprattutto quelli di piccole dimensioni, non resta traccia lungo la carreggiata e, quindi, non si riescono a conteggiare né tantomeno a determinare: questo perché l’esemplare viene sbalzato nei fossetti laterali (accade, ad esempio, per i piccoli passeriformi il cui urto con i veicoli termina quasi sempre lungo le scarpate) o, quando rimane sulla sede stradale, finisce sotto il becco o nella bocca di qualche predatore opportunista (cornacchie grigie in primis). In altri casi, le piccole dimensioni dell’esemplare (si pensi ad una rana verde o ad un topolino delle case) “favoriscono” la polverizzazione dei resti in poco tempo con il passaggio di più veicoli.

 

Il risultato – alla fine -  è stato quello di sommare numeri che via via si trasformavano in una vera e propria “certificazione” di una strage silenziosa. Uso il termine “strage” non a caso e nemmeno in modo esagerato, perché in meno di trenta giorni di raccolta dati (che sottostimano il problema per i motivi di cui sopra) sono finiti su questo macabro taccuino qualcosa come 72 esemplari: cinghiale (1), caprioli (2), volpi (7), istrici e tassi (4), poi ricci, faine, donnole, scoiattoli, ratti, topi selvatici, rospi, biacchi, saettoni, merli, civette, barbagianni, poiane ed anche cani e gatti, oltre ad alcuni resti di animali non determinati.

Ho anche scritto, non per nulla, che si tratta di una strage silenziosa perché se investire (per fortuna si tratta di casi molto rari) un cinghiale o capriolo fa notizia, se non altro per il rischio e lo spavento corso dall’automobilista e per i danni al veicolo, travolgere uno scoiattolo, un riccio, un rospo o una civetta passa nel più assoluto silenzio. Spesso non se ne accorge nemmeno chi era alla guida del veicolo, figuriamoci chi – immerso nei pensieri quotidiani – sfreccia sulla superstrada verso questa o quella località e non si accorge di quel poco che resta, sulla carreggiata, di un mammifero o di un uccello investito poc’anzi.

Da qualche anno si è sviluppata una branca della biologia che si occupa della cosiddetta “road ecology” e mette a confronto tecnici di varia estrazione (ingegneri e naturalisti in primis) per studiare un corretto e funzionale inserimento delle infrastrutture legate alla mobilità dei cittadini (strade, ferrovie, aeroporti) con gli ecosistemi “toccati” da questa fitta rete artificiale.

 

Il problema, che riguarda pure la sicurezza delle nostre strade, dovrà essere affrontato prima o poi anche nelle Marche. Così come hanno fatto altrove, sia all’estero che in qualche raro caso italiano (in Alto Adige e in Friuli Venezia Giulia, ad esempio), rendendo le principali infrastrutture viarie ancora più sicure per gli automobilisti e “impermeabili” al passaggio degli animali grazie alla presenza di barriere anti-attraversamento, reti protettive, tunnel sottostradali, ponti biologici e sovrappassi naturali che consentono  a volpi, istrici & co. di superare l’ostacolo senza problemi.

 

Ecco alcune immagini di tunnel (sottopassi) e ponti (sovrappassi):


 

 

Questi accorgimenti, uniti ad una sempre maggiore “connettività ecologica” tra ambienti naturali e seminaturali (campagna, boschi, fiumi, zone marginali, aree verdi urbane, ecc.), hanno un costo decisamente ridotto se si interviene in fase di progettazione di nuove infrastrutture o nelle azioni di manutenzione ordinaria/straordinaria, e portano a benefici via via sempre più evidenti in termini di biodiversità locale.

A quando un primo “cantiere” di questo tipo, sotto la direzione degli enti proprietari dell’infrastruttura (come Anas, Provincia, Rete Ferroviaria Italiana), anche nel maceratese ? Intanto non possiamo che prendere esempio da questo bel progetto finanziato con i fondi europei del canale “Life+”.

 

NB: le immagini a corredo di questo articolo, trovate in rete (su siti quali greenme.it, vaol.it ed altri) senza indicazioni precise sull'autore, sono state utilizate al solo scopo di evidenziare e illustrare le tematiche trattate. Resto a disposizione degli autori per la rimozione delle foto qualora richiesto.

 

Per chi vuole saperne di più, ecco alcuni articoli e/o siti web di approfondimento sul tema

https://www.iene.info/

https://www.lifetib.it/T_news.html

https://www.isprambiente.gov.it/files/doc-linee-guida-amb-paesaggio/012-dinetti.pdf

https://www.bafu.admin.ch/dokumentation/umwelt/12035/12055/index.html?lang=it

https://www.tuttogreen.it/ce-molto-traffico-sui-ponti-per-animali/

https://www.provinz.bz.it/agenzia-ambiente/service/attualita.asp?aktuelles_action=4&aktuelles_article_id=76812

https://www.vaol.it/it/notizie/anfibi-del-pian-di-spagna-tunnel-e-nuovo-atlante-per-conoscerli.html

https://gaianews.it/ambiente/road-ecology-incidenti-con-la-fauna-selvatica-gli-esempi-virtuosi-e-non-in-abruzzo-35955.html#.VUOggiHtmko

https://blog.libero.it/Salamandrina/6951750.html?ssonc=1040663422

https://www.aco.it/soluzioni-aco/protezione-anfibi/